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TESTIMONIANZE

Attraverso il blog di Remi e la sua testimonianza personale, troverete anche le parole dei suoi amici, familiari e sconosciuti a cui ha dato voce. Per Remi, è sempre stato chiaro che tutte le esperienze con l'HIV e l'AIDS sono uniche. Abbiamo selezionato alcuni passaggi ispiratori, o a volte più difficili, ma comunque importanti, di queste testimonianze. Sentitevi liberi di sfogliare il blog se volete leggerli per intero. Buona lettura e grazie a queste persone per averci offerto le loro parole.


"No, mio fratello non stava per morire. No, non sarebbe stato una pallida copia di Tom Hanks in Philadelphia. Sì, sarebbe stato felice, avrebbe avuto una vita piena d'amore...".
"La paura dell'ignoto, il rifiuto dell'altro, l'ignoranza e l'indifferenza hanno e avranno sempre delle vittime. Come possiamo ancora accettare nel 2018 che le persone sieropositive si sentano sole, si scusino di esistere, si nascondano, appaiano invece di essere, vogliano sparire per non fingere più... Gli unici che dovrebbero vergognarsi sonoquelli che rifiutano, che abbandonano, che trascurano".
"E una cosa mi preoccupa, sono stanco di dover raccontare tutto di nuovo a un illustre sconosciuto esponendo la mia cartella clinica davanti a un estraneo, esistendo solo attraverso la mia identità di paziente. Quando si ha una storia medica come la mia, a volte è difficile sentirsi consideraticome qualcosa di diverso da una sorta di catalizzatore di "sfortuna". E più la racconto, più la sento insinuarsi in me, come se questo fosse tuttociò che sono ora, tutto ciò che sono".
Da soli è difficile. Difficile, ma non insormontabile. Ci sono molte soluzioni per cercare di ottenere aiuto. Ma nessuna di esse arriva automaticamente. Sta al paziente, al sofferente, a te, a me, andare a trovare la sua soluzione".
"La paura è ciò che penso possa spiegare il rifiuto, ma allora non è meglio informarsi, ascoltare le verità e fidarsi? Grazie alla dottoressa che ho incontrato quel giorno: lei sapeva come non farmi avere paura".
"E poi sono caduto un po' dalla sedia. Perché per me, essere sieropositivo significava essere super malato, e non ricordavo che Remi "sembrassemalato". Ho fatto la distinzione tra HIV e AIDS, ma ho pensato che l'uno portasse necessariamente all'altro, e quindi che una volta iniziato il "processo", dovesse essere fisicamente visibile. Quindi ero una di quelle persone, come la stragrande maggioranza delle persone su questa terra purtroppo".
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